F1 | Siamo vicini ad un cambio generazionale?

Da diversi anni i team di F1 si stanno affacciando sul mondo delle formule minori, alla ricerca di giovani talenti. La crescita di piloti come Bearman e Antonelli fa prevedere un futuro roseo per la massima categoria. Ma sarà mai possibile l’ingresso di piloti minorenni in F1?

Andrea Kimi Antonelli, (Prema), F2 Test, Abu Dhabi

Ieri sera si è concluso l’emozionante Europeo di calcio, che ha visto partecipe anche la nostra nazionale seppur in lato negativo. La vittoria della Spagna ha sancito una superiorità calcistica a livello europeo. Ma a dominare la scena non è stato soltanto il “bel calcio”, ma anche l’ingresso in campo di nuove giovani leve come il campioncino Lamine Yamal. Il suo esordio con la maglia ispanica ha fatto registrare un nuovo record come giocatore più giovane di sempre in nazionale: 16 anni e 338 giorni.

Il mondo della F1, purtroppo, ha deciso di seguire una strada differente dal mondo calcistico. Max Verstappen, con il GP d’Australia del 2015, è stato il pilota più giovane ad esordire in un Gran Premio. Soli 17 anni e 165 giorni per un ragazzo che fin da piccolo prometteva grande talento. Ma la risposta della FIA fu tempestiva, promuovendo una regola particolare: età minima 18 anni, almeno 40 punti nei tre anni precedenti all’esordio in F1, possesso di una patente di guida valida e il superamento di un test teorico sul regolamento.

Max Verstappen all’esordio in Red Bull nel 2015

Una regola che ha limitato molto l’ingresso nel panorama da parte di nuovi talenti minorenni. Basti pensare alle grandi prestazioni di Oliver Bearman negli ultimi due anni. Terzo posto nella sua prima stagione in F3 e sesto posto in F2 lo scorso anno, con quattro vittorie e sei podi. Un bel biglietto da visita per il pilota 2005 della FDA, che lo ha portato a partecipare a due FP1 con la Haas dopo il compimento dei 18 anni. Prestazioni confermate anche nel GP di Jeddah di quest’anno, dove ha sostituito Carlos Sainz operato di appendicite. Settima pozione e 6 punti ottenuti, che lo posizionano al quattordicesimo posto in classifica insieme al francese Pierre Gasly. Non male per un pilota al debutto, che è riuscito a sfruttare al massimo le prestazioni di una Ferrari ancora “competitiva”, guadagnandosi il posto in Haas nel 2025.

Kimi Antonelli durante i test con la Mercedes W12 a Spielberg

La storia di Bearman, però, non è l’unica. Quest’anno gli italiani Kimi Antonelli e Gabriele Minì stanno dominando le categorie minori. Kimi, non ancora maggiorenne, ha già sbaragliato la concorrenza. Pilota della Mercedes Junior Team, a soli 17 anni ha vinto quattro campionati tra Formula Regional e Formula 4. Uno straordinario palmares che lo ha portato direttamente al salto in F2 dove, nello scorso GP di Silverstone, ha ottenuto la sua prima vittoria stagionale. Le doti di Antonelli sono state sempre riconosciute dal Team Principal Toto Wolff, che lo ha voluto seguire fin da quando correva in kart, offrendogli un contratto a soli undici anni.

Lo scorso mese la FIA ha deciso di allentare il regolamento, permettendo ai piloti che si fossero contraddistinti per “incredibili abilità” di ottenere la Superlicenza per le prove libere a soli 17 anni. Un passo ancora molto lontano da quanto stiamo vedendo, invece, nel WEC. Nel 2022 lo statunitense Josh Pierson ha cambiato la storia del motosport. A soli 16 ha vinto la 1000 miglia di Sebring ed è stato il pilota più giovane di sempre a prendere parte alla 24h dei Le Mans, terminata con un sesto posto in LMP2 con il team United Autosport.

Speriamo, quindi, che la FIA possa cambiare drasticamente il regolamento, permettendo ai piloti minorenni di battagliare in F1. Ma la decisione della Superlicenza rimane un passo importante che potrà permettere ad Antonelli di provare la nuova Mercedes W15 e, magari, sognare al più presto un sedile in F1.