Simracing | Come competere ha sconfitto la diversità

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Fonte: Fanatec

La storia che vi sto per raccontare oggi è decisamente personale, ma vi assicuro che è legata a doppio filo con il mondo del simracing e, di conseguenza, con quello del motorsport. 

 

| a cura di Angela Pignatiello

Prima di arrivare al sodo, però, vorrei raccontarvi un po’ della mia storia e del perché oggi mi trovo qui a raccontare qualcosa di estremamente personale. Ho 24 anni, e come tutte le ragazze ho sognato di avere la patente una volta raggiunta la maggiore età. Purtroppo, una malattia me l’ha impedito. Sì, sono epilettica e a causa della paura di far del male agli altri e a me stessa ho desistito.

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Fonte: PlayStation Studios

È stata una mia scelta, perché le persone affette da questa condizione possono avere la patente e guidare, come segnalato anche dall’ente LICE. Secondo la normativa vigente, infatti, è possibile ottenere la patente di guida dopo una visita medica da parte di una commissione competente e dopo aver presentato un documento redatto da un neurologo.

Dunque, onde evitare fraintendimenti o mala informazione, che andrebbero ad aumentare lo stigma nei confronti degli epilettici alla guida, voglio sottolineare che è stata una mia scelta personale. 

 

Competere nel simracing per sentirsi normali

Il simracing, ma più in generale il mondo dei motori mi ha accompagnata per tutta la vita. Mio padre ha gareggiato, mentre mio zio continua a farlo. Sì, è un pilota di rally. Quindi spesso e volentieri andavo a guardare e tifare. Quando guardavo le auto sfrecciare ad alta velocità, mi proiettavo sempre in avanti col tempo e desideravo di poter guidare una volta compiuti 18 anni. Purtroppo questa cosa non è stata possibile, ma non mi sono mai abbattuta, perché avevo sempre il simracing a farmi compagnia. Da Gran Turismo 2 fino ad Assetto Corsa Competizione, passando per il più arcade F1, ho sempre sfrecciato tra l’Eau Rouge e la variante Ascari.

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Fonte: Flat Out SimRacing

Ed è stato qui che ho capito che competere in questo mondo – almeno in modo amatoriale – è qualcosa che mi affascina e mi spinge e fare meglio. Certo, purtroppo l’epilessia a volte mi ha anche fatto andare a muro o mi ha fatto perdere secondi preziosi che mi hanno relegata agli ultimi posti, ma nonostante questo non mi sono mai arresa e quando riesco a vincere mi sento come se avessi tagliato il traguardo per prima nella realtà. A prescindere dalla vittoria o dalla sconfitta, grazie al simracing sono sempre riuscita a superare quel muro che mi ha reso “diversa”. 

 

Le lezioni del motorsport

Ho sempre visto il motorsport e il simracing come una cosa sola. E se c’è un dettaglio che ho apprezzato da sempre è l’eterogeneità di questo sport. Perché sì, alcuni dei piloti più riconosciuti al mondo sono anche donne, per quanto non siano ricollegabili alla Formula 1. Un esempio su tutti è Sabine Schmitz, che dopo la sua scomparsa ha ricevuto l’onore di rinominare la Curva Uno dell’Inferno Verde, il Nürburgring Nordschleife, con “Sabine Schmitz Kurve. Quindi non ho mai avuto paura di confrontarmi o di sentirmi fuori posto, perché è “qualcosa da uomini”. 

Ma quali sono le lezioni che mi ha insegnato il motorsport? Prima di tutto non arrendersi mai, il secondo è provare per perfezionarsi e l’ultimo è di avere buoni amici. Non arrendersi davanti alle avversità, a tutto ciò che può succedere dentro e fuori la pista, perché per quanto sia possibile provare a prevedere, c’è sempre quel fattore che può cambiare le cose da un momento all’altro. Così com’è successo a me con l’epilessia.

Provare a perfezionarsi è strettamente legato al primo punto, in quanto bisogna essere testardi e fare il proprio meglio per riuscire a superare il traguardo per primi nel minor tempo possibile. Ci vuole tempo e costanza, come anche per qualsiasi cosa al di fuori dello sport e del simracing. L’ultimo è probabilmente il più romantico: perché una persona dovrebbe circondarsi di buoni amici se si è da soli “in pista”?

Se ci pensiamo un attimo, è solo con un buon team che i piloti riescono a scatenare il loro potenziale – almeno se rimuoviamo la potenza dell’auto –. Nonostante siano loro ad avere il volante tra le mani, senza una buona scuderia nemmeno il pilota più abile al mondo può farcela, perché sarebbe solo. Lo stesso vale nel simracing e fuori.