Hamilton: a Hockenheim la reprimenda della discordia

Tra Lewis Hamilton e il suo box il feeling non è dei migliori, negli ultimi tempi. Dopo le strategie sbagliate in Austria e Gran Bretagna, infatti, anche in Germania stava per accadere il disastro, con il box che, dopo l’ingresso in pista della safety car, lo richiama e mentre stava imboccando l’ingresso in pit-lane lo spedisce immediatamente fuori, chiamando invece dentro il suo compagno Bottas, indotto dalla comunicazione dell’inglese che gli chiede se Raikkonen fosse rimasto fuori pista.

Un errore, quello di Hamilton, che ha scatenato le polemiche di diversi tifosi e addetti ai lavori, che hanno invocato sanzioni nei confronti del pilota inglese, il quale invece è stato per così dire graziato dagli steward per essere caduto nell’incolpevole trappola che gli è stata tesa dal team, rischiando di vedersi penalizzato. Invece, i commissari (tra cui Mika Salo) hanno deciso unicamente di infliggere una reprimenda anche in considerazione della scarsa pericolosità della manovra.

Il divampare delle polemiche (soprattutto da parte di chi ha visto in questa decisione un condizionamento nella corsa al titolo iridato, forse anche sulla spinta del ritiro immediatamente antecedente di Vettel, su cui chi critica i commissari farebbe meglio a concentrarsi; a tale proposito, sarebbe stato possibile fare ricorso anche da parte degli altri team…)  è stata fatta citando anche episodi che hanno visto coinvolti altri piloti, tra cui Kimi Raikkonen (Baku 2016), che invece sono stati sanzionati in passato. Ma le situazioni sono del tutto differenti, perché in questo caso il pilota si sarebbe ritrovato incolpevolmente a pagare un errore del team e nel dialogo con il muretto è emerso chiaramente che Hamilton è stato protagonista dell’errore del suo ingegnere di pista, che prima gli ha chiesto di entrare ai box e poi gli ha subito chiesto di uscire salvo poi accorgersi dell’errore e chiedergli repentinamente di rientrare quando ormai il pasticcio era stato combinato (infatti gli risponde “I was in the entry, man!”).

Di qui, sorge spontaneo il dubbio se sia corretto sanzionare i piloti per gli errori messi in atto dai propri team, come nel caso degli unsafe release di cui spesso sono protagoniste le crew di meccanici ai pit-stop, che già da soli “rovinano” le gare dei propri piloti e così. oltre al danno, per loro ci sarebbe anche la beffa della penalizzazione.

Di certo, questa “macchia” non ha cancellato nulla dell’impresa di Lewis Hamilton, che si è issato sul gradino più alto del podio grazie a una tattica di gara equilibrata, in cui ha unito aggressività e prudenza, insieme all’azzardo di rimanere in pista con le Ultrasoft sull’asfalto viscido; una vittoria di cuore e, soprattutto, di testa. Cosa sulla quale, forse, qualche centinaio di chilometri più a sud c’è ancora da lavorare…